Eddy Cagnin appende le scarpe al chiodo

12-09-2011 18:37 -

Eddy Cagnin, il capitano per sei stagioni della Melsped-Triveneta-Gattamelata (dal 2005 a quest´anno) lascia l´attività agonistica. Un annuncio meditato e rinviato, fatto quasi a mezza bocca, ma che mette un punto a una carriera professionistica di 18 anni e con oltre 500 partite giocate. «È così. A un certo punto bisogna fare una scelta e la mia vita adesso è riempita dal lavoro (nel settore dell´arredamento, ndr) e dalla famiglia. Da quando sono nate le mie figlie Maddalena e Benedetta mi sono reso conto che voglio passare più tempo con loro e con mia moglie Valeria, che ha avuto tanta pazienza in questi anni di domeniche sui parquet italiani».

Dispiaciuto? «È una fase della vita che si chiude: quasi sempre bella ed entusiasmante. Avevo anche pensato di prendermi un anno sabbatico, ma a 38 anni chi voglio prendere in giro? Non sarei più lo stesso».

Una carriera iniziata nelle giovanili della Virtus Padova. «Bellissima esperienza, con due grandi dirigenti come Bernardi e Papa. Sono l´anima di una società che resta sempre uguale a se stessa, viva e combattiva, in campo e fuori». Sono stati loro a spedirlo in Campania. «Era il 1993, ho giocato un anno a Battipaglia in B1, dove il grande Stefano Michelini mi ha plasmato come giocatore professionista; e poi ho fatto due stagioni in A2 a Napoli, dove giocava un americano fortissimo, l´ala Gerald Glass. Lì ho disputato la migliore partita della mia carriera, una semifinale promozione con Cantù».

La dimensione di Cagnin era però la B d´Eccellenza, dove tornò nel 1996 per nove stagioni di fila: Imola, Ferrara (due anni), Montegranaro, Riva del Garda (due anni), Lumezzane e infine due stagioni con l´Acqua & Sapone a Padova. «Tutti anni con grandi ricordi, ma quando sono tornato a Padova l´ho fatto anche perché volevo iniziare a lavorare e sposarmi, cosa che è successa nel 2004».

Poi è iniziata l´epopea Melsped-Triveneta: «L´incontro con Bosello e poi con Franceschi ha dato inizio al periodo più bello della mia carriera. Mi hanno fatto sentire partecipe di un progetto, ma forse sarebbe più giusto definirlo un sogno: quello di riportare Padova nel grande basket. Sono stati anni magnifici, mi sono sentito un protagonista e non solo in campo; possono sembrare solo parole, ma io quella maglia me la sono sentita addosso come una seconda pelle». È stato tutto bello? «Direi di sì, ma le finali promozione perse con Bassano e Verona sono state due mazzate, però vissute in un clima straordinario di entusiasmo e con la fiducia che la storia non finiva lì. Invece è stato molto doloroso vivere la fine di quel sogno, nel modo che tutti sanno».

L´ultima stagione ha influito sulla decisione di smettere? «In parte sì, l´avventura era terminata e altre cose hanno preso il posto del basket». Cosa resta? «Grandi ricordi e grandi personaggi».
Vuole ricordarne qualcuno che non ha già citato? «Sì: Fabio Capelli che è un grande amico, oltre che un ottimo giocatore, e Daniele Rubini, un bravissimo coach con cui ho avuto un grande rapporto di campo e che mi ha sempre dato fiducia». Adesso che è finita, cosa le mancherà? «Non lo so, ma è stato tutto splendido. E divertente». Sì, è stato davvero divertente. E allora grazie di tutto capitano. Con il cuore.



Fonte: Il Gazzettino di Padova